fbpx
SCROLL
Musica da ascoltare: Não há voz que alcance, Bryan Behr
Tempo di lettura: 4,39 minuti
Di giardini mediterranei, di profondità balsamiche e selvatiche, di profumi di vinaccia color lampone, di incensi leggerissimi di chiese di campo.

1.Pecorino Igt Colline Pescaresi  2019

L’inverno eccezionalmente mite e la primavera umida hanno anticipato di molto il germogliare del pecorino nel 2019, avvenuto alla  fine di marzo. La primavera è stata molto umida e ha lasciato il passo ad un’estate dal clima asciutto con poche piogge. 

Aprile e Maggio sono stati mesi intensi, le giornate umide hanno fornito linfa vitale alle piante di vite che uscivano assetate dalla forte siccità dell’inverno, difatti le operazioni di potatura verde sono state molto lunghe. Le giornate torride di giugno hanno domato il rigoglio dei nostri pergolati che costeggiano il piccolo laghetto di “Sgarrone” di Pianella così come i filari di Loreto Aprutino.

In piena estate solitamente il vigneto prende respiro e si arresta per un pò, ma il Pecorino non ama prendersi lunghe pause, difatti ad Agosto le uve erano già mature, pronte per essere vendemmiate. Durante la vendemmia ci sono state giornate dal clima torrido, ai primi bagliori dell’alba abbiamo raccolto le uve a mano dentro piccole cassette che sono state trasportate in cantina rapidamente, preservando la freschezza delle prime ore del mattino. Dopo la prima lavorazione di pigia-diraspatura, il mosto ottenuto è stato trasferito dentro anfore di terracotta e botti di rovere di Slavonia  per svolgere la fermentazione alcolica spontaneamente. Poi è stata la volta dell’affinamento sulle proprie fecce per circa un anno. Lo porto al naso e mi sorprende il suo giardino mediterraneo di ginestre e osmanto ed erbe officinali. E mi viene voglia di tuffarmi tra i trabocchi del mio Abruzzo.

2.Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017

Io lo trovo un vino di gusto più che di naso, col quale comunque annuso ampiamente una profondità dal sottofondo selvatico e balsamico.

Merito della  stagione viticola del 2017, trascorsa in perfetta antitesi rispetto alla stagione precedente, una tendenza ormai sempre più frequente in viticoltura. La primavera si è presentata piuttosto fresca ed umida ma l’estate è esplosa all’improvviso con un ingresso repentino del caldo torrido già dai primi giorni di giugno. Abbiamo anticipato la raccolta dell’uva   di circa 15 giorni allo scopo di mantenere un buon grado zuccherino e nel contempo preservare l’acidità delle uve.

In vinificazione  numerose operazioni di rimontaggio ci hanno permesso di  estrarre l’elevato contenuto di sostanze nobili, come colore e tannini, possedute dalle uve di Montepulciano in quantità superiore alla media. 

Me lo verso, per scriverne, e mi ricordo che questo vino nasce nel 2007, esattamente dieci anni prima di questa vendemmia, per stemperare il dolore della separazione dai luoghi e odori dell’infanzia e attenuare la paura di un cambiamento epocale di cui mi assumevo tutta la responsabilità al compimento dei miei trent’anni.

3. Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2021

La 2021, avaro di piogge, si è rivelata un’annata vivida nei colori. Un inverno mite e cinque mesi di assenza di pioggia durante la primavera estate non hanno compromesso la freschezza del frutto delle nostre pergole che hanno ormai radici profonde che apportano idratazione anche nelle circostanze più estreme.

La stagione non è stata certo particolarmente rigogliosa, la maturazione è arrivata lentamente e questa insospettabile calma ci ha accompagnati fino alla vendemmia, frenetica sono negli ultimi giorni.

La raccolta è avvenuta i primi di ottobre. Le uve sono state pigiate e messe a fermentare dentro i vecchi tini di cemento. Poi è stata la volta del salasso in anfora, dove è continuata la fermentazione tumultuosa dopo l’innesto dei lieviti indigeni. Infine l’attesa fino ad aprile, all’imbottigliamento.

Quest’anno il Cerasuolo è limpido, rosso lampone, porta con sè ancora i profumi della vinaccia e in sottofondo il suo indiscutibile carattere selvatico. Sapido e leggermente vellutato,  la torrida stagione passata non sembra aver intaccato nulla della sua freschezza. 

Questo è il vino che mi sta insegnando più di tutti che  non bisogna avere paura di aspettare.

4. Trebbiano d’Abruzzo Doc 2019

Il taglio del Fosso Trebbiano è stato fatto a febbraio 2021. Ci sono voluti 2 incontri con Guerino. Uno di Guerino con il  Dott D’Amario e la risposta del Dott d’Amario alla prova numero 2 in cui ci si era un pò  sbilanciati  in tema di sottigliezza, sotto ( lo ammetto)  le mie pressioni e indicazioni. Poi un incontro a tre teste  in cui la palla è tornata al centro e l’euforia  è stata un pò  scalzata dalla maturità di una visione d’insieme. 

Ciò che ne è uscito è il taglio 2019 e la consapevolezza  che  il pensiero di questo vino è ancora in corso. E la mia  voce rassicurante che risponde a un super io sempre pronto a distruggermi  che 10 vendemmie me  le devo concedere per definire un vino. E che non devo avere paura di espormi.

Dopo  la 2015, vendemmia voluttuosa, succosa e zuccherina e la 2018 in cui per la prima volta abbiamo provato a far risuonar le anfore per il trebbiano,ci presentiamo con la 2019 che come produzione è stata molto modesta. 

Nel mese di aprile un grande tepore. Nel mese di maggio un brusco calo delle temperature che ha provocato un disturbo nell’allegagione della vite e dunque un calo drastico delle rese è seguita una estate siccitosa in cui sporadiche piogge sono comparse ogni tanto senza mai avere carattere burrascoso. 

Le uve sono arrivate in cantina sanissime.

Il vino sta iniziando a prendere volume in bocca e al naso si è delineata la sua nota riconoscibile di incenso leggerissimo di chiese di campo e zenzero.

Tutto è delicato nel Trebbiano d’Abruzzo, tranne l’ anima che vi sottende e che esce piano piano per chi ha voglia di soffermarvisi. Le sue non sono certo note rock, direi piuttosto che questo vino richiama  le sonorità ambientali di Brian Eno nell’atmosfera magica di Always Returning o By the River, che è la musica che mi accompagna mentre penso queste parole. Se poi mi chiedete di che ambienti io parli,  vi direi  senza dubbio che questo è il vino, e quella la musica, degli aeroporti dei sogni.