Il terroir e i nostri vigneti
Testo di Romano D’Amario, enologo ed agronomo dell’Azienda Agricola Ciavolich dal 1997.
Il terroir di
Loreto Aprutino
Loreto Aprutino si trova sulle dolci colline della Provincia di Pescara, a 250 metri sul livello del mare, a pochi km dal Gran Sasso, la montagna più alta di tutto l’Appennino Centrale, e dal Ghiacciaio del Calderone.
Il Suolo
Nel nostro areale prettamente viticolo-olivicolo, prevalgono i terreni argillosi e argillo limosi e, al crescere del contenuto in sabbia, i terreni franco argillosi e franco argillo limosi, tutti tendenzialmente più o meno compatti e con una buona capacità di incamerare acqua che viene poi trattenuta negli interstizi con grande forza, il che è un gran beneficio in annate siccitose ma può trasformarsi in problema di ristagni in annate eccessivamente piovose.
Ta i 20 ed i 40 milioni di anni fa, i rilievi appenninici ed il profilo collinare adiacente, si sono formati per collisione tra la parte più settentrionale della placca africana (placca adriatica) e la placca eurasiatica. Questo processo ha fatto emergere rocce sedimentarie formatesi in fondo agli oceani, che ritroviamo oggi nelle nostre montagne e colline.
L’argilla costituisce l’80% delle rocce sedimentarie. Il Gran Sasso, la più alta e possente catena montuosa dell’Appennino Centrale, formatosi nella attuale conformazione da spinte secondarie e successive registrate circa 6 milioni di anni fa, in particolare risulta formato da calcari e dolomie generalmente compatti e da marne meno compatte .
L’areale di Loreto, è dunque argilloso tendente al franco poiché una frazione argillosa/limosa dell’affioramento primario, è stata poi nel tempo corretta ed in percentuale sostituita da materiale sabbioso fine proveniente dal vicino contrafforte del gruppo del Gran Sasso per azione eolica. Vale la pena ricordare che l’altopiano di Campo Imperatore per genesi e dimensioni è chiamato il Piccolo Tibet .
La luce solare
Loreto Aprutino è un territorio che genera e supporta un modello viticolo ad alto livello energetico. Qui, la radiazione globale, e cioè la somma della radiazione diretta e della radiazione diffusa, è tra le più alte d’Italia. Ciò si traduce in un numero di giornate terse durante il ciclo produttivo delle piante, superiore alla media. Questo perchè la vicinanza del mare e del Gran Sasso, amplifica il gioco delle brezze di terra e di mare con effetto dissolvente sulle nubi stratiformi formate da vapore acqueo condensato che, qualora presenti, schermerebbero la radiazione diretta al suolo abbassando cosi il valore della radiazione utile alla pianta durante il suo ciclo vegetativo.
L’energia radiante è importantissima per la vite in quanto la clorofilla contenuta nelle cellule vegetali del lembo fogliare , in presenza di acqua proveniente dalle radici e di anidride carbonica captata dagli stomi, converte questa energia in energia chimica, fondamentale per il buon funzionamento della pianta e per tutti i fenomeni di sintesi organica delle sostanze che ritroviamo nelle uve e nei vini.
Al crescere della superficie fogliare espressa in mq per ettaro coltivato, dunque, crescono le quantità di energia solare potenzialmente captabile, le quantità di anidride carbonica assimilabile e di conseguenza si massimizza la quantità sostanza organica che la pianta riesce a produrre.
La superficie fogliare per ettaro che il sistema vigneto può esprimere ad ogni ciclo produttivo messa in relazione con i livelli produttivi attesi ed ottenuti (rapporto produttivo metri quadrati di foglie attive/kg di uva prodotta) dipende sia dalla lunghezza del ciclo stesso (varietà precoci o tardive) ma ancor di più dal sistema di allevamento dai sesti di impianto, dall’altezza delle pareti verdi , dalla disponibilità di acqua radicale ecc.
Il sistema di impianto che, sotto l’aspetto della capacità di captare totalmente la radiazione solare e della correlata abbondante superficie fogliare funziona meglio, è senza dubbio la pergola abruzzese, sempreché ci sia sufficiente
vigore vegetativo che determini una superficie fogliare completa ma soprattutto una abbondante e prolungata emissione di femminelle che devono mantenersi sane ed attive fino alla maturazione dell’uva. Ecco perché a Loreto Aprutino si è storicamente imposta questa forma di allevamento.
Sul filare, all’opposto, abbiamo generalmente minore superficie fogliare per ettaro ed in più parte della radiazione,non venendo intercettata dalle foglie, si scarica sul terreno per cui, per mantenere rapporti produttivi ottimali, bisogna contenere la produzione ettaro a livelli più bassi.
Sul filare, inoltre, la vite ha un minore e meno profondo apparato radicale per cui risulta obbligato supportare la pianta con un sistema di irrigazione di soccorso nei periodi di perdurante siccità .
Il terroir di Pianella
Pianella e Loreto Aprutino sono areali attigui e il processo di formazione geologica risulta lo stesso. Il suolo è dunque a prevalenza argilloso con contenute quantità di limo e sabbia.
I terreni di Pianella più tenaci, compatti e plastici di quelli di Loreto, presentano una capacità di trattenimento maggiore nei confronti delle acque meteoriche e di conseguenza una spinta produttiva maggiore.
Gli appezzamenti aziendali
Come concetto generale, l’areale viticolo del comprensorio casauriense-vestino, rappresenta una sorta di crinale tra la viticoltura del nord e la viticoltura del sud. In altre parole noi e le nostre viti dobbiamo adottare moduli di comportamento classici di una viticoltura del nord ( problemi di scarsa gradazione, eccessive acidità, incompleta maturazione fenolica, deterioramenti del prodotto in maturazione ecc.) o del sud (problemi di eccessiva gradazione, scarsa tenuta delle acidità, pH alti, sovramaturazione del prodotto, cali produttivi ecc.) a seconda dell’andamento stagionale tendenzialmente freddo e piovoso o tendenzialmente caldo e siccitoso.
La contemporanea presenza, quindi, di una forma di allevamento più contenuta maggiormente adatta ad una viticoltura fredda e piovosa (filari ) e di una forma di allevamento più espansa maggiormente adatta ad una viticoltura calda e siccitosa (pergola), rappresenta una garanzia, anche nelle annate più estreme, di poter elaborare un prodotto per quanto possibile in linea con le precedenti annate (criterio di affidabilità aziendale ).
Se nelle annate estreme le varie forme di allevamento fungono da elemento di equalizzazione del prodotto, nelle annate con andamento stagionale medio-ordinario fungono da elemento di variegatura del prodotto, come precedentemente già evidenziato quando si è parlato di radiazione solare.
Il vero problema non è l’adozione di una forma di allevamento contenuta o espansa ma l’incidenza percentuale dell’una e dell’altra sul patrimonio viticolo aziendale in una sorta di bilanciamento economico/produttivo correlato con le referenze che si intendono produrre e alienare .
Pecorino
Il Pecorino
Tale varietà è caratterizzata da una spiccata precocità nel germogliamento, una minore precocità nella maturazione ed una conseguente alta sensibilità al gelo. Il grappolo è medio-piccolo e la produttività ettaro, dipendente in larga misura dal numero dei grappoli per pianta e non dal peso degli stessi, non è mai molto elevata. Da un punto di vista biochimico si giova molto di un’ alta radiazione solare riuscendo ad accumulare unitamente ad alte quantità di zuccheri anche alte quantità di acidi organici. mantenendo basso il pH . Il corredo aromatico caratteristico, a mio avviso, è sia terpenico sia in minor misura tiolico; l’esaltazione di quest’ultimo dipende più che dalle tecniche di vinificazione e dai lieviti della fermentazione, dal microclima in cui è allevata la vite e dalla forma di allevamento utilizzata.
L’appezzamento di Pianella, una pergola abruzzese posta sul profilo collinare più vallivo e freddo, assicura produzioni più elevate e, a parità di acidità totale, mosti con un maggiore contenuto in acido malico, pH decisamente basso, minore concentrazione di flavonoli e maggiori caratteristiche tioloche rispetto a mosti provenienti da filare. Il vino da esso ottenuto rappresenta quindi una riserva di freschezza, serbevolezza e finezza aromatica per il prodotto finale aziendale che appare così anche più complesso e variegato .
L’appezzamento di Loreto, allevato a filare con potatura guyot doppio, posto su un versante collinare con esposizione ad EST assicura produzioni tendenzialmente basse con mosti meno ricchi in acidità totale e acido malico, pH tendenzialmente basso, ma più ricchi di estratto favonoli e contenuto zuccherino . Il vino da esso ottenuto rappresenta una riserva di corpo, potenza aromatica per il prodotto finale che appare così più equilibrato , lungo al palato e maggiormente adatto a successivi affinamenti post fermentativi o evoluzione in bottiglia.
Trebbiano
Il Trebbiano
Tale varietà è caratterizzata da un germogliamento medio-tardivo ed epoca di maturazione parimenti medio-tardiva. La vigoria è notevole, il grappolo ha un sensibile peso medio e la produttività ettaro può essere elevata e dipendente in larga misura dal peso dei grappoli che può variare in un range molto ampio (da 350 gr a 700 gr) Da un punto di vista biochimico è capace di trarre dal terreno e immagazzinare alte quantità di acqua con conseguente mai elevata quantità di zuccheri e acidi organici nel mosto e pH mai molto bassi. Il corredo aromatico caratteristico è prevalentemente terpenico e, a mio avviso, negli areali più vocati ad alta radiazione solare non è secondo ad altre varietà ritenute migliori sotto questo aspetto. L’esaltazione del profilo aromatico dipende qui principalmente dall’epoca di vendemmia, dalle tecniche di vinificazione e dai lieviti della fermentazione (varietà molto “plastica”)., e dalla forma di allevamento utilizzata quando questa contribuisce ad aumentare il numero di grappoli/ceppo e a limitarne il peso unitario.
L’appezzamento di Loreto, una pergola abruzzese posta sul profilo collinare medio alto con esposizione a Ovest in coltura asciutta di quasi 50 anni di età , con viti da selezione massale e un ottimo rapporto tra superficie fogliare attiva e produzione ettaro, assicura mosti con tenore zuccherino medio-alto, con acidità totale equilibrata e acido malico mai eccessivo, pH medio con vendemmie precoci, ma più ricchi di estratto . Il vino da esso ottenuto rappresenta una riserva di corpo, potenza aromatica per il prodotto finale aziendale che appare così più equilibrato e lungo al palato.
L’appezzamento di Loreto, di recente impianto, allevato a filare con potatura guyot doppio, posto su un versante collinare con esposizione ad est in coltura potenzialmente irrigua, caratterizzato da un alto numero di ceppi/ettaro e di grappoli/ceppo di basso peso unitario, assicura mosti con tenore zuccherino medio , con una maggiore acidità totale e un contenuto in acido malico più sensibile, un pH leggermente più basso rispetto ai mosti provenienti dalla pergola Il vino da esso ottenuto conferisce una nota di maggiore freschezza gustativa e finezza aromatica al prodotto finale aziendale che appare così anche più sapido e beverino .
Montepulciano
Il Montepulciano
L’appezzamento di Pianella, una pergola abruzzese posta sul profilo collinare più vallivo e freddo, assicura produzioni più elevate e, a parità di acidità totale, mosti con un maggiore contenuto in acido malico, pH decisamente basso, minore concentrazione di flavonoli e maggiori caratteristiche tioloche rispetto a mosti provenienti da filare. Il vino da esso ottenuto rappresenta quindi una riserva di freschezza, serbevolezza e finezza aromatica per il prodotto finale aziendale che appare così anche più complesso e variegato .
L’appezzamento di Loreto, allevato a filare con potatura guyot doppio, posto su un versante collinare con esposizione ad EST assicura produzioni tendenzialmente basse con mosti meno ricchi in acidità totale e acido malico, pH tendenzialmente basso, ma più ricchi di estratto favonoli e contenuto zuccherino . Il vino da esso ottenuto rappresenta una riserva di corpo, potenza aromatica per il prodotto finale che appare così più equilibrato , lungo al palato e maggiormente adatto a successivi affinamenti post fermentativi o evoluzione in bottiglia.
Pergola Abruzzese
Loreto Aprutino
- Appezzamenti Fronte cantina e Noce posti sul profilo collinare medio-alto con esposizione predominante ad est in coltura asciutta di quasi 50 anni di età , con viti da selezione massale e un buon rapporto tra superficie fogliare attiva e produzione ettaro. I due corpi, posti su terreni più freschi, appaiono tendenzialmente più produttivi, con buona attitudine fenolica ma inferiore ai precedenti e capaci di dare, però, buona struttura acida anche in annate molto siccitose con vini aromaticamente interessanti e adatti ad un invecchiamento medio. Per contro in annate piovose possono dare problemi di allungamento dei periodi di maturazione con successivi problemi sanitari. La pianificazione colturale, in relazione alle linee produttive aziendali, prevede Fronte Cantina Montepulciano Ciavolich o Divus in annate siccitose; Noce Montepulciano Ciavolich
- Appezzamento Sotto cantina posto sul profilo collinare medio-basso con esposizione predominante ad Ovest in coltura asciutta di quasi 40 anni di età , con viti da selezione massale e un sufficiente rapporto tra superficie fogliare attiva e produzione ettaro. Tale corpo, posto su terreno che appare più magro, appare tendenzialmente produttivo, con minore attitudine fenolica rispetto ai precedenti ma capace di dare, però, buona struttura acida e pH tendenzialmente basso, con vini adatti ad un affinamento breve. La compattezza del grappolo qui registrata impone vendemmie precoci. La pianificazione colturale, in relazione alle linee produttive aziendali, prevede Sotto Cantina i rosati o in annate siccitose Montepulciano Ciavolich.
Pergola Abruzzese
Pianella
Filare nuovo
Loreto Aprutino
Filare vecchio
Loreto Aprutino
Il Fosso Cancelli
Conclusioni
La gestione degli appezzamenti segue il principio della complementarietà (pecorino e trebbiano) o della esaltazione dei caratteri intrinsechi degli stessi (montepulciano) ed è finalizzata alla massima caratterizzazione aziendale oltre che alla diversificazione delle linee di vino da realizzare.