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Tempo di lettura:  9,19 minuti
Musica da ascoltare:   BLUSANZA  –  Setak 
Vino in abbinamento: Montepulciano d’Abruzzo Doc Ciavolich 2018

 

 

Arriva una email dalla Heres.

Cesare ci invita ad un incontro a Terranova Bracciolini ( Arezzo) per condividere nuovi scenari e possibili prospettive. La data è il 13 ottobre. Perfetto! Penso….giusto giusto in mezzo alla vendemmia. In più proprio per il 13 e il 14 ho fissato degli incontri virtuali con degli importatori in Giappone, che non posso mancare, non foss’altro per la spesa fatta. Non me la sento di andare.

Non perché fintamente impegnata in improbabili salti acrobatici tra vasche e cisterne, in svinature sensibilissime e determinanti, o in rocamboleschi quanto miracolosi delestages …. Per tutto questo c’è Guerino.

La mia unica attività in cantina è quella di agevolare il lavoro degli altri  e poi  pensare ( troppo), parlare ( troppo), assaggiare ( troppo) e controllare ( poco).

Ma la vedo abbastanza stressante per i tempi corti e il fiato sul collo che ho in questo periodo ( il mio fiato).

Cesare però, che sotto la faccia di agnello nasconde una iena, inizia a postare sui social una serie di fotine carine carine  con il mio piccolo Cerasuolo Fosso Cancelli 19 allineato come un soldatino insieme a Voerzio, Petrolo, Biondi, sugli eleganti  tavoli  dell’Enoteca Pinchiorri  e delle Calandre.

E allora penso…che fò? Non vò? Non si può….

Faccio in modo di concentrare tutti i miei possibili incontri a mandorla il 14 e cosi il 13 , alle 7 di mattina, parto pimpante alla volta della Toscana, sicura di rientrare in serata, col mio fiato in poppa.

Viaggio meraviglioso e rilassato , riunione perfetta, pranzo ottimo. Riparto.

Dopo meno di un ‘ora di macchina le  interminabili e luminosissime spie gialle del cruscotto iniziano a lampeggiare ansiosamente  e una scritta minacciosissima compare davanti a me: – CONTROLLARE MOTORE –  Il quale si spegne  e mi lascia per strada, sulla corsia d’emergenza, senza possibilità alcuna di ripensamento.

Neppure 7 giorni prima era entrata Cinzia nel mio ufficio con la tessera Aci : “ te la metto in macchina Chiara, l’abbiamo rinnovata” e io: “ Per quanto la uso…la faccio da anni, mi fosse mai successo nulla”.

Devo imparare a tacere.Prendo la tessera Aci e chiamo:

“ Dove si trova signora?”

“ Eh…dunque….tra Orvieto e….non saprei bene …aspetti, guardo la localizzazione “

“ No, guardi, mi deve leggere il numeretto coi numeri romani che trova sul Gard Rail”

Mi guardo intorno e che culo, ce l’ho proprio davanti.

“Eccolo! XVIII / 439”

“ Ok, ma l’ha passata l’uscita di Fabro?”

“ Non lo so”

“ Eh no scusi, ma conta, perché se l’ha passata il carro entra prima sennò entra dopo”

“ Scusi mi dice che cazzo mi ha chiesto a fare i numeretti?”

“ Il carro arriva in mezz’ora signora”

“ Gentilissimo. Grazie mille”

Nel frattempo naturalmente mi scappa la pipì. Accanto a me c’è un fosso. Ci penso e ci ripenso e poi mi dico…Chiara, c’è un fosso…è un segno. Mi butto nel fosso e la faccio.

Giusto in tempo per non farmi sorprendere dal carroattrezzi.

Enzo, il classico carratrezzista umbro un pò cinghiale e un pò suino con le gote rosse e l’aria simpaticissima,  mi carica su e mi dice: “dove andiamo?”

Lo guardo stupita e lui ride: “ La porto io! Stia tranquilla!”  Arriviamo a Fabro, naturalmente  nell’officina di Enzo.

Mauro ci guarda…sono le 18,00 e mi dice: “ io ci provo…ma nun prometto nulla” e infatti dopo un pò che guarda mi dice: “ stasera nun se pò fa nulla. E in più…noi non siamo autorizzati Jep. Tocca aspettà domattina e chiamà la Jep che ce manda un carro e ve porta a n’officina autorizzata Jep. Però nun se preoccupi, la porto io a n’hotel qui vicino molto carino. C’è pure il ristorante e ce mangia n’sacco de gente. So famosi pe le tagliate de manzo.

 

“ Grazie Mauro lei è veramente molto gentile. Mi spiace disturbarla. Senta, ma l’hotel ce l’ha il wifi? No, perché sa…domattina verso le 4 dovrei connettermi col Giappone …avrei degli appuntamenti con dei giapponesi…”

“ Si si, nun se preoccupi, ce sta ce sta”.

Salgo sul bolide di Mauro che mi porta all’hotel delle tagliate. Mi sistemo in camera e scendo al famoso ristorante.

Come entro in sala, un senso di leggero smarrimento e moderata minaccia  mi assale e non so perchè. Ma ci vuole poco: mi guardo attorno e la sala è piena. Sono circondata da manzi, a sinistra stesi nel frigo e a destra intenti a mangiare. Mi rivolgo al cameriere: “ uh, che singolare… sono l’unica donna in sala? “

Si guarda intorno e dopo una pausa che sarà durata pochi secondi ma significativi, scorge un unico esemplare femminile seduto al tavolo con la sua famiglia ( marito e due figli maschi) e con il sorriso mi dice:

“ Ma no…. Guardi: li c’è una donna!”

Tant pis. Mi siedo e, nonostante il manzo camionista seduto al tavolo davanti al mio che, avendo ascoltato la mia storia al banco della reception mentre Mauro, prodigo di attenzioni,  la raccontava al receptionist, cercasse di manifestarmi tutta la sua compassione con insistenti sguardi languidi che richiamavano un desiderio di conversazione che abilmente ho fatto abortire sul nascere, mi delizio con la migliore tagliata di manzo che abbia mai mangiato, patate al coppo e vino della casa. E distolgo lo sguardo.

Mi addormento beata nel mio letto singolo e la mattina alle 4  mi suona la sveglia.

Sono stravolta ma pronta ad affrontare  i Giapponesi.

Mi faccio un pò di appuntamenti, poi mi preparo perché Mauro mi viene a prendere alle 8 per andare in officina e chiamare la JEP.

In officina chiamo la JEP. Una ragazza deliziosa mi dona allegria e assistenza.

“Non si preoccupi: mando subito il carro attrezzi che la  porterà a Orvieto in un’officina autorizzata Jeep. E da lì, vedrete insieme a Riccardo il da farsi”.

Dopo poco mi chiama Fabrizio che ha una voce che manco Giancarlo Giannini.

“ Pronto Signorina”

“ Grazie per la Signorina!”

E’ colto in contropiede. Non se l’aspettava. La gente che va a salvare Fabrizio sta sempre incazzata nera e io invece sorrido. Mi vuole già bene. Mi dice che anche lui un tempo aveva una vigna e mille piante d’olivo ma che poi ha mollato perché non ce la fa, è solo. Le sorelle non lo aiutano. Che già gestire un’officina con  4 dipendenti è diventato impossibile….

“Fabrì….ma mi vieni a prendere? “

“ Te mando un dipendente …mo nun posso proprio. Ce verrei volendieri però…Però dopo arrivo io alla Coar..ce parlo io..che sai com’è….tra di noi ce capimo“…

“ Va bene Fabrì, ti ringrazio. Ma mentre parliamo il carro è partito? “

“ Si Si! Ariva ariva!

Mi metto al sole su una panchina della officina di Fabro e aspetto. Mi suona whasapp. E’ l’amico Di Cintio che mi chiede se ho visto la pagina di ieri della Gazzetta….

Dico no e se ci sono buone nuove questo è il momento adatto di condividerle.

Mi manda la pagina della Gazzetta dello Sport con la tappa abruzzese del Giro d’Italia e sempre il mio piccolo Fosso Cancelli Cerasuolo in evidenza.

Salto di gioia e faccio una decina di telefonate per ringraziare e diffondere.

Nonostante tutto, è un’ottima giornata. 

Arriva Paolo, e per la seconda volta in due giorni salgo su un carroattrezzi. A Paolo piace il vino e mi interroga. Mi passa il telefono con Instagram accesso e mi dice di cercarmi con la funzione “ricerca” cosi poi mi segue. Prendo il telefono ed eseguo. Ma sono notoriamente lenta e quindi, ahimè, mentre inizio a digitare CIAV…mi imbatto in una serie di signorine nude che eseguono esercizi imbarazzanti. Accelero e gli ributto il telefono in mano e rido. Fatto. Adesso mi segue.   

Arrivo da Riccardo. Riccardo ha una piacevole inflessione umbra.                                                                        Gli spiego che vorrei tanto tornare a casa in giornata e lui mi spiega che non se parla. Mi offre:

  • Macchina sostituiva in garanzia Jeep che lui stesso mi accompagna a prendere alla Hertz se voglio tornare  in Abruzzo.
  • Macchina sostituiva sua se rimango in zona.
  • Visita guidata ad aziende vinicole del territorio che è pronto a chiamare per riservarmi un piacevole pomeriggio enoculturale.

Sono basita per la gentilezza di questo popolo umbro ma rifiuto tutte le generose offerte.

Se devo lasciare questa ospitale regione, preferisco farlo in  treno. Se invece lui mi promette che il giorno dopo io riparto, me ne vado a Orvieto, mi visito il borgo, vado da qualche cliente  e faccio shopping.        Non voglio vedere altre  macchine.

Si sente tranquillo di dirmi che il giorno dopo ripartirò e allora io inizio a prenotarmi un albergo.

Nel mentre mi squilla il telefono. Fabrizio.

“ Chiara! Sei ancora alla Coar?”

“ Ciao Fabrizio! Si”

“ Ti stanno trattando bene?”

“ Benissimo Fabrizio! Solo tocca che rimango ancora una notte perché mi ridanno la macchina domani!”

“ Allora te vengo a pijà. Aspettame! Ce magnamo na cosa insieme alla mensa e poi te porto all’hotel!”

“ Ma no Fabrizio! Non voglio disturbare! Non preoccuparti!”

“ Ma che disturbo! Pe na volta na cosa diversa!”

“ Va bene Fabrizio ti aspetto”

Arriva Fabrizio. Senza carro ma con la sua macchina. Sembra che ci conosciamo da una vita. Fabrizio mi vuole sfamare. Mi trova incredibilemente sciupata. Lo abbraccerei. 

E insiste per farmi ordinare antipasto, primo secondo frutta e dolce. Dopo un pò di litigi riesco ad ordinare solo un piatto di pasta al pomodoro e del radicchio al forno. In compenso lui si mangia:

  • una caprese
  • farfalle al sugo
  • spezzatino di pollo

“ La frutta però la devi pija….sennò mi vergogno a pijarla dassolo”

Va bene Fabrizio. La mangio la frutta. E pure il caffè d’orzo.

Nel frattempo se ne vanno 300 madonne nelle 47 telefonate che riceve perché un Iveco Deili lungo 7 metri e mezzo ( “nun esiste…nun l’ho mai visto un Iveco Deili de 7 metri e mezzo) s’è bloccato poco distante da li. Una signora poi “s’è chiusa fori dalla machina fori dal supermercato. Tocca annà a forzà lo sportelo…succede però..a te n’t’ è mai capitato?” e giù altre bestemmie.

E tra un soccorso e un altro, una madonna e l’altra, Fabrizio mi racconta mezza vita e mi spiega che  si è stancato di fare soccorsi perché la gente non ti ringrazia e le assicurazioni ti pagano una miseria, e mi racconta che lui ha due figlie con due mogli: una slovacca e l’altra rumena. Mi spiega che gli uomini e le donne non sono fatti per stare insieme. E io gli dico che per me è un grande saggio. E condivido in pieno.

Fabrizio mi porta all’Hotel Piccolomini dove finalmente prendo possesso della camera e mi addormento sul letto fino alle 18.

Poi esco, giro sotto il diluvio, mi mangio una cosa in una stuzzicheria orvietana e me ne vò a dormire.

Il mattino seguente visito Orvieto. Il Pozzo di San Patrizio è chiuso ma  il Duomo è aperto. Ed è uno spettacolo di architettura e di spirito unici.

Mi fermo da Sofia, in libreria sul corso e mi compro La Nausea di Sartre che mi leggo nel Duomo.

Dopo essermi massacrata per un anno con Simone…per par condicio, voglio scoprire Jean Paul.

Da Vinosus, ristorante eccellente  di fronte al Duomo, mi fermo per pranzo e poi Riccardo mi chiama e mi dice che per le 16 riparto.

Mi precipito da lui…e quando arrivo, gentilissimo, mi spiega cosa è successo e mi dice che tutto sarà in garanzia e che  devo soltanto 80 euro per il filtro gasolio e per un pò di gasolio.

Vorrei baciarlo ma “Chiara contegno” mi risuona mia madre in testa. E allora mi fermo, pago, mi prendo l’indirizzo per mandare una cassa di vino e me ne riparto certa che quando la mia Jep tirerà l’ultimo sospiro, saprò dove andare per una nuova macchina.

Mi rimetto in cammino per casa. Ho una cena nell’Antica Cantina  a Miglianico con clienti importanti. Devo arrivare in tempo.

Accendo la radio e mi ascolto Setak, questo ragazzo di Penne che mi ha tenuto compagnia in ogni momento  di questi due giorni orvietani con le sue dolci melodie country e il suo ( e il mio) amatissimo dialetto abruzzese in un album da ascoltare senza soluzione di continuità mentre il sole tramonta e il cielo si tinge  Blusanza.