fbpx
SCROLL
Tempo di lettura: 4,89  minuti
Musica da ascoltare: High and Dry – The Bends – Radiohead

Qualche venerdì fa, in cantina a Miglianico, si è svolta una degustazione dei miei vini. A febbraio avevo partecipato al consueto incontro annuale organizzato dalla Fondazione Sommelier a Controguerra, Comune lungimirante che da sempre abbraccia i produttori vitivinicoli in un progetto di valorizzazione del territorio che parte dal vino.

In quella occasione è uscita l’idea di organizzare qualcosa da me. Un incontro vinoso per avvicinare i corsisti del mondo vino alle realtà del territorio.

Dopo qualche giorno, Alessandro Tozzi, docente bravissimo della Fondazione,  mi è venuto a trovare in azienda agricola e abbiamo passeggiato un pò per i vigneti.

E mentre parlavamo e pensavamo a cosa inventarci per questa degustazione e ipotizzavamo una verticale di qualche annata dell’Antrum o del Divus o del Pecorino… ecco che io penso che non mi va per nulla di fare una verticale…e dico: “Alessandro…perchè invece non facciamo qualcosa che vada oltre… qualcosa che vada ….al di là…al di là del bene e del male… “.

E BOOM. Nietzsche è riemerso dalla mia coscienza di adolescente nerd – classica  in tutta la sua volontà di potenza.

E che ho fatto? Quello che fanno tutte le persone normali oggi quando vogliono ‘riacchiappare’  un pensiero o un concetto sfuggito: l’ho googlato e l’ho trovato:

“ Al di là del bene e del male, un libro in cui Nietzsche  attacca in maniera critica quella che considerava la vacuità morale dei pensatori del suo secolo, la mancanza di senso critico dei filosofi e la loro passiva accettazione della morale.” ( Wikipedia).

Era un segno. E il desiderio di approfondimento iniziava a possedermi.

Ecce Nietzsche!

Con Alessandro è proprio di questo che parlavo mentre camminavo nella terra: della vacuità morale del tempo, naturalmente nel nostro mondo vino.

Alessandro, un pò travolto da questo pensiero, inizia a preoccuparsi, si pente, rimpiange l’aver detto: “Fate fare a lei che è brava” e mentre sogna la classica verticale, mi propone un timido…” magari lo sdrammatizziamo un po’? Facciamo…

’Al di là del BERE e del male’…? Che dici?’.

Dico che va bene, è per me irrilevante: il mio pensiero è andato oltre:  a Lucio Scenna, il mio amatissimo professore di filosofia del Liceo Classico di Pescara. Amatissimo perché, pur avendolo avuto come docente soloper un anno, l’ultimo, è stato in grado di farmi recuperare un amore autentico e appassionato per la filosofia che altri, prima di lui,  erano riusciti a seppellire sotto una montagna di aberrante noia.

Ho chiamato Lucio immediatamente e gli ho chiesto se poteva  venire in mio soccorso, dato il casino in cui mi ero ficcata…Incredibilmente,  mi ha detto di sì.

E così,  durante la degustazione ha incantato, come suo solito, l’intera platea  in un excursus meraviglioso tra Noè, la Bibbia, Dioniso e le Baccanti. E peccato per chi se lo è perso perché molte sono le persone che abbiamo dovuto mandare indietro.

Ma quali sono, esattamente, i pensieri di Nietzsche che mi hanno cosi fortemente convinta che l’idea iniziale era stata giusta? Ce ne sono in particolare due che, forse, mi danno una mano nel tentativo che faccio di raccontare il lavoro mio e delle persone che lavorano con me.

La prima è la critica con il martello a tutti gli idoli,  al concetto di verità assoluta, ai dogmatismi e alla morale. Nietzsche aveva l’impulso omicida di dare una martellata a molti dei  filosofi che lo avevano preceduto, che considerava sterili dogmatici afflitti da un pregiudizio morale sulla verità oggettiva che, secondo lui , non esiste affatto:  “la  verità è che non esiste una sola verità”.     

Da quando ho iniziato a lavorare in azienda agricola, 16 anni fa, i discorsi che continuo a sentire ruotare attorno al mondo del vino sono sempre gli stessi discorsi. Non si fa che parlare di processi, dogmatizzandoli e mettendo da parte l’attenzione alla persona, all’essere umano e alla sua personale esperienza, a meno che non si dogmatismi anch’esso. 

Anzi, le persone stesse, i produttori in primis,  si identificano essi stessi con i processi e  assurgono a simboli di moralità e di verità assoluta.  Come se, l’acquisto di una bottiglia di vino fosse una scelta di mero processo produttivo  piuttosto che la volontà di conoscere ( senza pregiudizi) e condividere ( anche solo con se stessi) esperienze,  valori, saperi e sapori.

La scelta del processo sembra oggi sia di per sé garanzia di sicurezza, esplicativa di valori fondanti e sinonimo di qualità.

Ecco, mi chiedo come si possa superare tutto questo. E soprattutto mi chiedo come possa farlo io  che, nella mia cantina, lavoro con diversi processi produttivi ( non rinuncerei mai a farlo perché fare sempre la stessa cosa mi annoia tremendamente) eppure lo faccio con una sola e costante volontà: legare il mio vino alla valorizzazione  di un territorio nei suoi aspetti  culturali e sociali attraverso un modo di lavorare che trascenda i processi stessi e si faccia esso stesso pensiero.

E questa stessa idea però non è qualcosa di dogmatico e immutabile ma anzi, è essa stessa in continuo  divenire. E’ in movimento. Ed ecco dunque il secondo pensiero. Diceva Nietzsche :

“Il fondamento del nostro io è in continuo cambiamento. L’individuo dovrebbe lavorare alla creazione di una propria personalità che superi il conflitto tra natura e cultura. “

“Poiché consapevole della complessità delle motivazioni e della molteplicità dei punti di vista è avverso a ogni fanatismo di chi pretende possedere la verità assoluta, e cioè dell’uomo delle convinzioni, che è esponente dell’età arretrata dell’innocenza teoretica. Scegliere la libertà dello spirito comporta dunque abbandonare costantemente i nostri ideali, diventando traditori e commettendo infedeltà”.

“Lo spirito libero assume come obiettivo della propria vita la “conoscenza”. Disprezza perciò l’attivismo dell’uomo contemporaneo, dominato dal capriccio di passioni mutevoli e prigioniero di convinzioni dogmatiche”.

Nell’aforisma  “Diventa ciò che sei nato per essere, al di là del bene e del male” si racchiude  il momento attuale della mia vita.

Ci ho messo un pò per capirlo ma adesso mi è chiaro.

One Comment

  • Gabriella Bortoli ha detto:

    Bellissimo articolo. Conferma la mia convinzione che la vita piena si apre a noi solo attraverso la cultura.
    Intensità, profondità, entusiasmo di vita profumata. Faticosa, ma profumata.
    Bravissima, Chiara.