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LAMPI DI LUCE – Danilo Rea   – Introverso 

Il Fosso Cancelli nasce nel 2007 dall’ardente desiderio di creare un grande vino Montepulciano d’Abruzzo, di quelli capaci di invecchiare in bottiglia per 50 anni.  Un vino fatto in modo e materiali antichi. Il vino da lasciare a mia figlia, il vino necessario a trasportare nel futuro il nome della mia famiglia, a cui sono visceralmente affezionata non per un banale culto della personalità (che non ho, anzi…) ma perché me l’ha sparata in endovena mia Zia Giuliana ( oggi 93) fin da quando ero piccola. Oggi continuo ad avere questo desiderio: far sopravvivere alle generazioni questa storia attraverso la realtà che è arrivata a me: la mia azienda agricola a Loreto Aprutino e la mia piccola cantina del 1853 di Miglianico. 

Il modo che ho per farlo è il vino, fatto con le uve di Loreto Aprutino e nel rispetto di una tradizione antica che è arrivata fino a me. 

Nel 2007 vinificavamo ancora nella Cantina del Riccio ( ad Ortona) costruita da mio padre negli anni ’60 contestualmente all’arrivo in eredità dei terreni di Donna Ernestina Vicini, appunto a Loreto.      Era impensabile continuare li. La cantina era vecchia, non antica. Obsoleta e logisticamente ingestibile. Lontana da  tutti i nostri  centri produttivi. Occorreva abbandonarla e portare la trasformazione nel cuore produttivo aziendale. Con essa però avrei abbandonato altresì un pezzo di vissuto, fatto di sabati pomeriggi dai colori bianchi e rossi, in cui i miei mi trascinavano in  cantina dove Renato ( il cantiniere storico)  svinava le vasche, nauseata dai fumi del vino rosso in fermentazione , divorata da zanzare tigre ubriache e sopraffatta da quell’enormità di cemento bianco in ebollizione. E ancora di cene autunnali con i miei a bere il vino dalle bottiglie di vetro tappo corona portateci a casa dal buon Renato per far provare ai miei i rossi appena finiti e io che, nauseata dall’odore aspro,  pensavo che il vino non lo avrei fatto mai. E loro bevevano e ridevano. 

Per me , che avevo scelto di tornare in questa terra, di non andare oltreoceano, come pure avrei potuto, a specializzarmi  in qualche fantastica università californiana, questo non poteva accadere. Prese forma cosi con forza la determinazione, fino ad allora acquietata dalla necessità puramente matematica di concentrarmi sul  portare l’azienda ad un livello di solidità tale da poter pagare gli stipendi e farla sopravvivere, di produrre un vino fotografia, un vino testimone di un’epoca che andava dagli anni 50 al 2000 fatta di vinificazioni selvatiche in vasche di cemento, di vini tannici, densi, coloratissimi e longevi venduti in cisterne ad altri produttori abruzzesi che avevano bisogno di integrare le loro produzioni di qualità e a moltissimi imbottigliatori del nord. Non che gli altri vini che avevo  prodotto fino a quel momento e che continuo a produrre, fiera di loro, fossero in contraddizione con questa idea, tutt’altro: esprimevano la personalità della famiglia, a volte le difficoltà dell’annata ( e della cantina), ma soprattutto l’idea di fare vini chiari e puliti che fossero fedeli e rappresentativi di un territorio. 

La differenza tra il Fosso Cancelli e gli altri miei vini sta, oltre che nei materiali usati ( cemento, terracotta e legno), nella maggiore artigianalità del processo di trasformazione: dal  metodo più antico di vinificazione scelto alla voglia di mettersi alla prova lavorando con lieviti indigeni e  rinunciando all’uso di determinati aiuti enologici, che personalmente pure ritengo sacrosanti, quando usati con criterio,  per permettere al mondo di bere anche vini quotidiani e che ci consentono  invece di produrre in modo contemporaneo  e affidabile  i nostri vini  più venduti e quindi, di esistere. 

E di esistere con stile, dignità e riconoscibilità.

La scelta del Fosso è una  scelta di cuore e di pancia collegata al momento del trasferimento della sede aziendale da Miglianico a Loreto Aprutino. 

 Ad un certo punto del mio percorso, ho sentito forte il desiderio di imbottigliare quel vino lì, quello che mio padre aveva venduto in cisterne per anni, selvatico, scuro, tannico e nervoso. Senza troppi fronzoli e convenevoli. Volevo vedere cosa gli sarebbe successo. Volevo che fosse il nostro migliore vino, nel tempo e quello più  arcaico. Al prezzo, naturalmente, di non poterlo fare ogni anno e a condizione di non perdere nulla in termini di quella grande eleganza che caratterizza la nostra terra ma anzi, di guadagnarne. Nessun difetto spacciato per pregio.

Nessun compromesso sulla qualità e sulla piacevolezza del vino, insomma.

Con Romano D’Amario, che accompagna la mia azienda dagli anni 90, scegliemmo due  partite migliori del 2007 e del 2008 e le  imbottigliammo tout court dopo due anni. Poi ci fermammo per 6 anni per aspettare di vedere che succedeva.

Ogni volta che provavo una bottiglia non mi sentivo mai sicura… nessuno si sentiva mai sicuro …ne’ Romano a dire il vero  mi incoraggiava molto. D’altra parte il vino era obiettivamente ‘diverso’. 

Nel 2015 mi sono decisa a vestire la  bottiglia e portarla al Vinitaly.

Ho scelto un  cappello di  gomma lacca nera  e una etichetta che ho disegnato e che  ritrae la mappa catastale della nostra tenuta di Loreto e con essa il fosso ( Cancelli) che gli fa da confine e  mi sono fatta coraggio.

Ho ricevuto qualche piccola soddisfazione ed  ho capito che per tutto quel tempo, forse,  non era stato il vino a non essere pronto ( che magari avrei potuto aspettare un pò meno di 6 anni) ma io a non esser pronta a riconoscerlo.  

Nel 2015  ho rivendemmiato il Fosso Cancelli Montepulciano ( oggi riposa in bottiglia in cantina) e gli ho affiancato anche un Pecorino, lavorato in legno non tostato e uscito sul mercato in primavera  2017 insieme al Fosso Cancelli Cerasuolo da anfora 2017, appena terminato in cantina.

Il Fosso Cancelli per me è il vino del futuro, quello per mia figlia. 

Ma siccome il Fosso Cancelli è anche uno vino storico, tradizione, un vino che fotografa un’epoca, esso è il vino di mio padre, il mito irragiungibile, l’uomo giusto dall’humor sottile, dall’ intelligenza acuta e dall’ umanità rara che ha reso possibile tutto questo, di mia madre, eternamente giovane e bella, cocciuta e amante dell’arte, dei libri e del verde e di mia Zia Giuliana che, raccontandomi per tutta la vita la storia d’Europa e della mia famiglia è riuscita a far si che io trovassi il mio posto nel mondo: la mia azienda agricola. 

Sul mercato, fino ad ora , sono usciti

  • Fosso Cancelli Montepulciano d’Abruzzo Doc 2007: fermentazione in vasche di cemento e affinamento in cemento e vetro. 
  • Fosso Cancelli Montepulciano d’Abruzzo Doc 2008: fermentazione in vasche di cemento e affinamento in cemento e vetro                                                                                                                                                                                                                                             
  • Fosso Cancelli Pecorino Igt Colline Pescaresi Igt 2015: fermentazione in tonneaux esausti e affinamento in botti di rovere di slavonia da 15 hl non tostate
  • Fosso Cancelli Cerasuolo D’Abruzzo Doc 2017: fermentazione in anfora dopo salasso da cemento; affinamento in anfora.

Da leggere: 

http://www.intravino.com/primo-piano/nell-intervento-di-umberto-trombelli-ce-ne-per-tutti-lignoranza-fa-piu-danni-dei-lieviti-e-dei-solfiti/

http://www.slowfood.it/slowine/cosa-vuole-dire-essere-artigiani-nel-mondo-del-vino-una-grande-cantina-puo-lavorare-in-modo-artigianale/

http://www.intravino.com/primo-piano/cose-e-cosa-non-e-il-vino-artigianale/